L’importanza della formazione

Se pensi in termini di anni, pianta il riso.
Se pensi in termini di decenni, pianta alberi.
Se pensi in termini di centinaia di anni, insegna alla gente.
(Confucio)

Forse pensare in termini di secoli non serve in questo mondo percorso da una irrefrenabile corsa al cambiamento, ma giudicare da quello che sta succedendo nel settore della farmacia, sembrerebbe che l’arco temporale a cui si guarda è quello della contingenza immediata, senza un minimo di sguardo strategico. Esempio di questa assenza di visione riferita all’evoluzione della professione, ma anche della “salute economica” delle 19.000 farmacie, è la bassa propensione della categoria ad investire in formazione ed ampliamento della conoscenza di qualsiasi tipo. Del resto, anche i programmi universitari sono rimasti ancorati al passato (spesso l’istituzione di un corso o di un determinato esame segue logiche interne all’istituto, vedi il numero di cattedre da assegnare ai vari aspiranti docenti piuttosto che i bisogni formativi degli alunni), con il risultato che il corso di laurea non prepara adeguatamente gli allievi alle sfide che dovranno affrontare una volta al lavoro.

Qualcosa si muove

Nonostante questa staticità, e una generale scarsa propensione al cambiamento, qualche cosa si muove, a questo proposito è il caso del corso di laurea in Farmacia dell’Università di Roma che ha deciso di inserire un esame: Organizzazione e gestione della farmacia, tenuto dalla Professoressa Irene Gabutti

Logicamente un corso per quanto interessante e coinvolgente non è certo in grado di trasformare un “piccolo chimico” in un sagace gestore del business, ma l’iniziativa è assolutamente lodevole perché fornisce quelle basi semplici, ma fondamentali, sui cui l’individuo potrà in futuro ampliare le proprie conoscenze.

Il nuovo ordine

Il momento è senza dubbio di grande discontinuità, con l’ascesa dell’e-commerce a seguito della diffusione del Covid, il fatturato delle farmacie tenderà ad essere caratterizzato maggiormente dal comparto etico, ma questo non vuol dire un ritorno al passato, piuttosto la ricerca di un nuovo equilibrio. Del resto, come sanno bene i vari titolari, da diversi anni il conto economico della farmacia, ma soprattutto la redditività, deriva dai prodotti commerciali, la riduzione di tale comparto non sarà indolore e i vari imprenditori della salute dovranno spremersi le meningi per far quadrare il conto economico. Per questo l’acquisizione di nuove conoscenze, ma soprattutto di nuove tecniche di gestione sono e saranno sempre più determinanti per un futuro prospero.

Per tutti coloro che vogliono salvaguardare la professione non rimane pertanto che iniziare a rimboccarsi le maniche, ma soprattutto aprire diversi libri e cominciare a studiare!

Buona riflessione.

GCP

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