Da sempre la farmacia è stato un affare di famiglia, un bene talvolta vinto a concorso ma che in seguito veniva passato di padre in figlio. Se in famiglia c’erano più farmacisti e volontà imprenditoriale, nei casi più fortunati il nucleo familiare riusciva a coordinare più farmacie, mi ricordo a questo proposito la situazione di una mia compagna di corso che aveva tutti i due genitori farmacisti che possedevano le due più belle ed importanti farmacie della città, passate successivamente ai due figli. Insomma la farmacia fino a due anni orsono (3 agosto 2017), quando è stata approvata la legge sul capitale, era a tutti gli effetti un business tutto familiare e quasi sconosciuto ai più! Ma da due anni a questa parte diverse cose sono cambiate, e probabilmente ancora ne cambieranno. Mi riferisco non solo al fatto che il business è divenuto più competitivo, fatto di cui ormai tutti ne sono coscienti, ma soprattutto al fatto che c’è bisogno di più denaro! In passato la pecunia era importante, senza di essa, anche in presenza di tutte le autorizzazioni del caso, era assai difficile aprire, oggi però la soglia dei soldi da investire si è alzata. Non tanto perché a seguito dell’arrivo dei fondi e dei nuovi operatori i prezzi sono risaliti, mediamente una farmacia passa di mano a 1,4 del giro d’affari (attenzione che dieci anni fa il valore era salito a 2,5-3 volte il fatturato e prima di agosto 2017 era sceso a 0,9), ma perché una volta acquistata la farmacia è necessario continuare a investire molte risorse per rimanere competitivi, ma soprattutto il denaro deve essere smart come dicono gli inglesi! Quando la competizione aumenta e i margini si assottigliano, è necessario investire per rendere più efficiente l’organizzazione e tornare a guadagnare, pertanto se non si hanno risorse ed idee innovative, la situazione non è ottimale. Un esempio importante di questo nuovo trend è rappresentato dal caso Farmaè, catena di farmacie e parafarmacie che si è quotata in borsa il passato 29 luglio. In relazione al periodo vacanziero magari ai più è sfuggita questa cosa, ma il passo intrapreso dagli imprenditori toscani non lascia dubbi sul fatto che per operare nel business della distribuzione dei farmaci è necessario investire molto più denaro che nel passato, non che un ripensamento del modello di business. Altro esempio del nuovo trend e dell’importanza di poter disporre di smart money, ossia non solo di capitali in quanto tali, ma anche competenze manageriali innovative, è fornito dal caso del Presidente di Federfarma Prato Dr. Gennaro Brandi che ha deciso di acquistare nel mese di luglio una farmacia insieme al fondo Hippocrates . Le due storie mostrano come il settore sia in piena evoluzione e come le risorse famigliari potrebbero non bastare, o almeno, magari sono sufficienti sul piano prettamente economico, ma non sul quello della visione del business che il contesto richiede.
Cosa fare quindi? Se la famiglia dispone di risorse economiche da investire nel business, ma manca dei visione innovativa necessaria, può rivolgersi a una società di consulenza, o piuttosto scegliere di affiliarsi in un franchising di un polo distributivo . Se viceversa i capitali sono carenti, la soluzione non può essere che quella di far entrare nuovi soci, o piuttosto passare la mano, perché una farmacia mal gestita perde di valore come una casa a cui non si fa manutenzione e si lascia andare tutto a pezzi e il prezzo scende!
Buona riflessione !
GCP
PS: La riflessione si riferisce a quelle farmacie collocate in grandi città dove l’operato delle catene è destinato a sovvertire il vecchio ordine, di contro, per coloro che si trovano a lavorare in aree rurali, il vento del cambiamento è molto meno forte, anche se prepararsi per tempo non è sbagliato.
Via Luigi Salvatore Cherubini, 13 - 50121 Firenze
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