Aspettando le catene

Il 2015 potrebbe passare alla storia come l’anno in cui la categoria è stata con il fiato sospeso in attesa dell’esito della norma sulla concorrenza a firma del Ministro Guidi, la cui proposta di legge ipotizza l’entrata del capitale nella proprietà della farmacia, sancendo così la nascita delle catene di farmacie come è già avvenuto in altri paesi europei.

Del resto il fenomeno delle aggregazioni tra farmacie per migliorare la capacità del singolo punto vendita di presidiare il mercato è in costante ascesa da diversi anni, anche se fino ad oggi più che di catene vere e proprie in Italia, si può parlare di network, ossia organizzazioni che raggruppano su base volontaria le singole farmacie per cercare di ottimizzare non solo gli acquisti, ma soprattutto i servizi e le vendite.

Quindi anno nuovo, nuovo modello organizzativo? Forse! Una cosa è certa che la farmacia negli ultimi dieci anni ha affrontato molti cambiamenti, il promotore delle prime liberalizzazioni fu nel lontano 2005 l’allora Ministro Storace, che introdusse per la prima volta la possibilità di praticare gli sconti all’interno del canale, ma la vera svolta avvenne oltre 7 anni fa, con il decreto sulle liberalizzazioni voluto dall’allora Ministro Bersani, e l’apertura delle parafarmacie.

Ma a cambiare in maniera considerevole il canale non sono state solo le norme sulla sua organizzazione, ma anche la forte riduzione dei margini generati dalla dispensazione delle ricette, vedi fenomeno del contenimento della spesa farmaceutica, e l’ascesa dei generici. Nel corso degli ultimi anni si è assistito ad un sensibile cambio del mix dei ricavi in favore dei prodotti di libera vendita, in poche parole la ricetta non è più remunerativa come in passato, il suo valore medio si è ridotto del 40% in dieci anni, tanto che molte farmacie hanno avuto grosse difficoltà economiche a fronte del cambio del mix.

Le casse vuote fanno il cambiamento come diceva un noto banchiere milanese! Sono infatti proprie le minori entrate che stanno spingendo le farmacie, piccoli negozi di vicinato tradizionali, a trasformarsi ed associarsi tra loro. Infatti, l’altro lato della medaglia di essere vicino al cliente, nelle città mediamente basta fare 300 m per incontrare una farmacia, è la sua ridotta taglia e la scarsa efficienza della struttura sia per quanto riguarda i costi di acquisto della merce e dei servizi che di gestione.

Ecco quindi che l’aggregazione tra più farmacie per raggiugere un’adeguata massa critica che permetta di acquistare meglio, ma anche erogare servizi, rappresenta un passaggio assolutamente non rinviabile. Pertanto, che passi o meno la legge sul capitale, il modello organizzativo del punto vendita autonomo sembrerebbe avere i giorni contati. Qualsiasi sarà la formula di aggregazione a cui la singola farmacia deciderà di partecipare, il tempo per sperimentare è finito, infatti la partecipazione alle nuove aggregazioni richiederà un vero coinvolgimento, sia per quanto riguarda il tema degli acquisti che per le problematiche di vendita, sarà dunque necessario cedere un pizzico della propria autonomia in favore di una maggiore sicurezza.

Attenzione… i cambiamenti non si faranno attendere anche per gli altri attori della filiera, industria inclusa, che dovrà fare i conti, non più con piccoli dettaglianti, ma grosse strutture ben organizzate e fortemente concentrate sul loro business! Buona riflessione a tutti…
Se il post è di tuo interesse ti consigliamo di vedere il video sul futuro della catene di farmacie:

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